Storia dell'Urologia Toscana

M. Rizzo*, D. Lippi, M. Castigl*

*Clinica Urologica I, Firenze
Associata di Storia della Medicina,
Università di Firenze

Codex Gaddianus di Avicenna - bibl. Medica Laurenziana
Aqua vivimus: con questo aforisma i medici dell'antichità classica avevano sottolineato l'importanza assoluta di quel liquido interno, che veniva considerato sede della vita e della salute, di cui l'urina rifletteva l'escreto esterno.
Per questo, la scienza dello sguardo si basò sull'esame delle urine, attraverso una metodica precisa e minuziosa, che venne canonizzata secondo formule estremamente dettagliate, a partire dalla Scuola Medica Salernitana, dove Mauro ed Ursone compilarono le Regole urinarum.
Anche in precedenza, l'apparato urinario era stato oggetto d'indagine e di studio in relazione a determinate patologie, come la calcolosi e i disturbi della minzione, ma, a partire dal Medioevo, a seguito della diffusione del Galenismo, l'uroscopia acquistò vastissima diffusione, tanto da diventare oggetto di trattazioni specifiche, come nel caso di Isaac Judaeus (850 d.C.) o di Avicenna (X-XI sec.).
L'esame dell'urina veniva compiuto osservando quella contenuta in una matula, a sua volta conservata all'interno di una fiscella di paglia: dovevano essere considerati parametri precisi, quali color, substantia, quantitas e contentum e l'urina doveva essere classificata secondo la sua caliditas, frigiditas, siccitas e humiditas; il colore doveva essere identificato secondo le 12 tonalità proposte da Albicus Sigismundus o tra le 21 del Fasciculus medicinae, per quanto fosse possibile anche esulare da questi schemi.
Il "medico dell'orina" era, quindi, una figura centrale nel panorama dell'offerta sanitaria a partire dal Basso Medioevo, tanto che alcuni centri obbligavano questi professionisti a restare in casa al mattino, finché non avessero ricevuto "li poveri e le orine".
Successivamente l'osservazione cominciò a trascendere la semeiotica finalizzata alla diagnosi e diventò strumento di prognosi: da uroscopia si attuava il passaggio ad uromanzia.
Nel momento della malattia, il medico cercava ed intravedeva nell'urina origini e destini, tanto che la matula acquisì una forma antropomorfa e la localizzazione della malattia veniva dedotta dal livello della nubelcula o del sedimento.
Con lo sviluppo della dottrina di Paracelso e della iatrochimica, fu avviata la prima analisi chimica delle urine: la ricerca scientifica su albumina, acido urico ed urea permise successivamente di attuare dei test precisi, come quello sulla termocoagulabilità di Cotugno (1764) e quello di Bright (1827) sull'albumina, aprendo la strada agli studi di Esbach, von Pettenkofer, Fehling e Millon.
In campo chirurgico, invece, l'urologia si riduceva alla cosiddetta "operazione della pietra", cioè all'intervento per calcolosi vescicale: era una patologia molto diffusa, che fu, pertanto, oggetto di attenzione particolare: già a partire dal Basso Medioevo, era stato ideato, a questo proposito, il "piccolo apparato", che consisteva in una incisione perineale mediana o lateralizzata sul calcolo, individuato tramite esplorazione rettale.
Il "grande apparato" invece era caratterizzato dalla esecuzione della cistotomia per via perineale sulla guida di una sonda rigida, introdotta nell'uretra, per fare da punto di riferimento nell'abbordare il collo della vescica e nell'estrarre la pietra con lo strumento corrispondente; la tecnica dell' "alto apparecchio", consistente nel praticare la cistotomia per via addominale sovrapubica, rimase invece a lungo patrimonio della famiglia Collot.


FOTO SOPRA:
Formella del campanile di Giotto: medico che guarda la matula.

 

 

 

 

 

 


 

FOTO SOPRA:
"Il cerchio delle urine"
La maggior parte delle procedure dell'urologia del XVII secolo erano in realtà delle litotomie: in Italia Norcini e Preciani erano soliti praticare questo intervento, ma, tra i medici "cerusici" fu particolarmente famoso Tommaso Alghisi (1667-1724), archiatra di Papa Clemente XI, e tra i primi e più importanti urologi toscani, che scrisse il testo Litotomia, ovvero del cavar della pietra, in cui esponeva la tecnica da seguire per attuare l'operazione: le XVI tavole che corredano l'opera illustrano l'anatomia dei "vasi orinari", dell' "uretra dell'uomo", della "vescica urinaria della donna", di "pietre ritrovate in varie parti del corpo", nonché i diversi strumenti usati, "siringhe", "fasce" e "lancettoni".
In realtà era stata la diffusione a Firenze, del testo originale del De Medicina di Celso, che aveva riportato in voga l'intervento: Alghisi considerava troppo pericoloso l'alto apparecchio e seguiva invece un metodo molto semplice di cistotomia perineale che cominciava con un taglio laterale, eseguito col "siringone scannellato", col "lancione a lingua di botte", col "conduttore" e con una "tenaglia" da lui stesso ideata, consigliando di triturare il calcolo se fosse stato troppo voluminoso. Anche per questo motivo viene considerato il primo ideatore della tecnica della litotrissia.
Fu contemporaneo di Tommaso Alghisi anche Santi Bartolini, detto "da Norcia", che operava "pietranti" e "castrati" nell'Ospedale fiorentino di Santa Maria Nuova. Gli successe Domenico Mosotti, autore di una Lettera sopra gli strumenti necessari per la litotomia nelle donne, stampata a Firenze nel 1756, in cui descrive anche una pinza di sua invenzione, usata per dilatare l'uretra nelle donne.

STRUMENTI

La litotomia veniva praticata ed insegnata nello stesso periodo da Fedele Santarelli (attivo: 1662-759), cui successero Giovanni Battista Benevoli (attivo: 1675-82), Marcantoni Colligiani, Pacino Angelo Querci, Ippolito Andrea Lomi (attivo: 1726-31) e Pier Francesco Benini (attivo: 1726-31).
Anche Francesco Tanucci si occupò di chirurgia urologica e pare che intervenisse anche nella amputazione di un pene: inserita una cannula d'argento dentro l'uretra, dopo aver fatto una fasciatura costrittiva alla radice, per prevenire l'emorragia, eseguì l'amputazione con uno scarnificatoio, dicendo che "nel luogo del frenulo eravi una escrescenza non molto resistente ma incline alla natura cancerosa". Ad una famiglia originaria di Norcia, apparteneva Antonio Benevoli, autore di una memoria Sulle più frequenti cagioni dell'iscuria, o sia ritenzione della urina nella vescica, pubblicata a Firenze nel 1747 e di un'altra, Intorno alla caruncola dell'uretra, detta volgarmente carnosità, che fu stampata a Firenze l'anno successivo.
Merito del Benevoli fu l'aver combattuto la convinzione che le "carnosità" dell'uretra fossero da identificare nelle tumefazioni causate a volte in essa dalle ulcerazioni dovute ad una irritazione prolungata dello scolo di pus blenorragico, per le quali raccomandava di non usare i corrosivi, che invece venivano applicati.
Secondo il Benevoli, non tutte le iscurie derivano da caruncole, restringimenti del corpo dell'uretra, ma anche da ingrossamenti dell'ultima parte di essa, vale a dire della prostata che, spesso, poteva anche suppurare. Interventi di litotomia furono eseguiti anche da Angelo Nannoni, allievo del Benevoli, e da suo figlio Lorenzo (morto nel 1812), con il quale cessò, a Firenze, una cattedra separata di litotomia che venne assorbita da quella di chirurgia, per poi essere di nuovo scissa in tempi più recenti.
Parallelamente a Firenze, l'evoluzione delle conoscenze urologiche si sviluppava anche a Pisa, Siena e Pistoia, per quanto spesso rimanessero legate alla chirurgia, come nel caso di Pistoia, di cui sono noti i nomi di celebri Maestri: Anton Domenico Vivarelli (attivo: 1727-63), Luigi Camici (attivo: 1828-40).
A Pisa dopo la morte di Carlo Vasoli (1699), che era stato sia lettore nell'Università, sia chirurgo operatore, l'insegnamento ospedaliero della chirurgia si articolò in pratico e teorico: la parte pratica fu affidata ad un norcino, mentre quella teorica al Maestro di turno nell'Ospedale; contemporaneamente all'interno dello Studio veniva impartito l'insegnamento della chirurgia.
La serie dei Maestri ospedalieri di chirurgia ebbe termine con Giovanni Unis, nel 1804, quando venne fondata nello Studio Universitario la Cattedra di Clinica Chirurgica, affidata ad Andrea Vaccà Berlinghieri, che realizzò una serie di interventi estremamente avanzati; gli successero Ranieri Menici e Giorgio Regnoli.
Molti medici che insegnarono all'Università di Pisa si erano però in qualche modo occupati di Urologia, anche se quest'ultima appare assorbita da discipline più generali: basti pensare che a Pisa lavorarono Vesalio, Falloppio, Lorenzo Bellini; quest'ultimo fu autore di una Exercitatio anatomica de struttura et usu renum, pubblicata ad Amsterdam nel 1665 e di un trattato De urinis et pulsibus, de missione sanguinis, de febribus, de morbis capitis et pectoris, del 1717.
In realtà le vicende dello Studium pisano e di quello fiorentino si intrecciavano: in alcuni momenti della loro storia alcuni Lettori dipendevano da Pisa ma "leggevano" a Firenze, come nel caso di Lorenzo Nannoni.
A Siena la tradizione universitaria aveva origini molto antiche: nel Settecento vi fu attivo Janus Plancus, al secolo Giovanni Battista Bianchi (1741-44), archiatra pontificio, autore di un trattato De urina con sedimento coeruleo.
Solo in tempi recenti, in seguito alla specializzazione conseguita in campo urologico, questa disciplina poté in qualche modo emanciparsi dalla chirurgia ed acquisire una propria dignità accademica: la prima Cattedra di Urologia fu quella di Napoli, sotto la dizione di "Cattedra delle Malattie Urinarie", ricoperta da Michele Troja nel 1779.

SVILUPPO RECENTE DELL'UROLOGIA TOSCANA. L'INSEGNAMENTO UNIVERSITARIO

La disciplina urologica in Toscana fu inizialmente insegnata, per incarico, nelle tre Università, da Professori di Chirurgia Generale fin dagli anni '50. La prima cattedra ufficiale con relativa Scuola di Specializzazione fu istituita a Firenze nel 1956 e ricoperta dal Prof. Ulrico Bracci, figura che ha rappresentato nell'Urologia moderna un ruolo fondamentale quale innovatore e valorizzatore della specialità che ha dato alla figura del Chirurgo Urologo l'importanza che le è dovuta. Alla sua Scuola si sono formati numerosi autorevoli Cattedratici quali i Prof.ri Alfiero Costantini, Luciano Giuliani, Mario Polito, Mario Tacciuoli, Franco Micali, Tullio Lotti, Enrico Pisani, Franco di Silverio, Nicola Cerulli, Cesare Laurenti, Lucio Miano, Antonio Furbetta. Alla Direzione della Clinica Urologica di Firenze, dopo il trasferimento a Roma del Prof. Bracci, nel 1963, subentrò il Prof. Alfiero Costantini che l'ha diretta con grande prestigio fino alla fine del 1989, dando con la sua scuola un ulteriore impulso alla chirurgia urologica su temi di viva attualità quali la ricostruzione della vescica, l'uso dell'omento, la chirurgia plastica e ricostruttiva dell'uretra, la chirurgia conservativa del rene, la prostatectomia radicale, la terapia della calcolosi dell'apparato urinario. Dalla Scuola sono usciti numerosi Professori di prima e seconda fascia. Fra questi Ruggero Lenzi, Giovanni Grechi ed Andrea Durval, precocemente scomparsi, e Michelangelo Rizzo, che subentrò al Maestro nella direzione della Clinica, Damiano Turini, Marco Carini, Cesare Selli, Giulio Nicita, Roberto Ponchietti e Carlo Fiorelli.
Nel corso degli anni la Scuola di Firenze ha continuato a sviluppare non solo la chirurgia tradizionale ed oncologica, ma anche temi di scuola quali la chirurgia dell'uretra, cui si sono dedicati in particolare Guido Barbagli e Niceta Stomaci, e gli aspetti più attuali della Urodinamica e della Neurourologia,legati questi ultimi ad Aldo Tosto e Giulio del Popolo.

Nella foto sopra: Laurenti, Grechi, Paoletti, Costantini

Nella foto sopra: il Prof. Bracci e il Prof. Costantini.

Nella foto sopra: al centro si riconoscono Breda,
Rizzo, Pisani

A Pisa, prima del 1938, fu istituita la prima Scuola di Specializzazione in Urologia della Toscana che è stata diretta fino al 1986 da chirurghi generali che praticavano anche la chirurgia urologica. In particolare l'urologia in Clinica Chirurgica è stata praticata per trent'anni dal Prof. Mario Selli. Nel 1986 fu istituita la Cattedra di Urologia che fu affidata al Prof. Ruggero Lenzi e successivamente ai Prof.ri Fiorentini, Giannotti, Minervini; nel 2000 la Cattedra di Urologia è stata affidata al Prof. Cesare Selli che ha portato nuova energia ed impulso non solo alla chirurgia tradizionale ed oncologica ma anche all'urodinamica ed all'andrologia.
Nel 1985 presso l'Università di Siena il Prof. Francesco Salvestrini inaugurava la Cattedra di Nefrologia Chirurgica, trasformata nel 1990 in cattedra di Urologia con annessa Scuola di Specializzazione dal 1995.
L'UROLOGIA OSPEDALIERA IN TOSCANA
Parallelamente alla istituzione delle Cattedre ed alla nascita delle Scuole di Specializzazione in Urologia, in altri centri toscani sorsero e si svilupparono reparti ospedalieri di Urologia.
LIVORNO
Il primo reparto di Urologia fu fondato in Toscana a Livorno nel 1927 e diretto dal Prof. Paolo Lilla fino al 1953 quando fu affidato al Prof. Ettore Sacco, allievo della Scuola Genovese. Nel 1957 divenne primario il Dott. Cambini, seguito nel 1977 dal Dott. Bartorelli che allestì una struttura appositamente dedicata alla endoscopia. Dal 1990 il reparto è diretto da Fabio Mondaini, con progressi nei campi dell'endourologia e della litotripsia.
LUCCA
Nel 1937 nasce l'Urologia di Lucca, inizialmente come Sezione della Chirurgia Generale e successivamente, nel 1960, come Unità Autonoma; alla sua guida si sono succeduti i Proff.ri Trivellini e Muraro. In anni più recenti l'Urologia è stata guidata dal Prof. Andrea Durval, deceduto improvvisamente nel 2001, che ha dato sviluppo alla chirurgia tradizionale, endoscopica, percutanea, alla litotripsia extracorporea e alla andrologia.
FIRENZE
Nel Comune di Firenze numerosi presidi ospedalieri sono stati dotati nel corso degli anni di reparti di Urologia: L'Opera Pia Spedaliera di Fiesole e Camerata dove nel 1945 fu istituito il reparto di Urologia diretto dal Prof. Gaetano Pieraccini, che aveva già svolto dal 1935 al 1938 attività di urologo presso l'Ospedale di S. Maria Nuova, seguito dai Prof.ri De Gironcoli, Morelli-Gualtierotti e Emo Tana. Nel giugno 1969 presso l'Ospedale G. Casoni di Poggiosecco fu creato il reparto di Urologia ed il Prof. Alfiero Costantini venne inizialmente incaricato delle funzioni primariali fino al 1971 quando subentrò il Prof. Giuseppe Scapicchi dando impulso alla chirurgia endoscopica e percutanea. Nel 1984 Oscar Gazzarrini fu incaricato della direzione del reparto, cui subentrò nel 1990 Giovanbattista Muraro. Nell'Ospedale S. Giovanni di Dio nel 1972 l'Urologia, da sezione della Divisione di Chirurgia diretta dal Prof. Ennio Muntoni, acquisiva il ruolo di Divisione autonoma diretta dal Prof. Salvatore Lai; attualmente è affidata al Prof. Carlo Fiorelli che vi ha portato nuova linfa. Nell'Ospedale S. Maria Annunziata, nel 1996 è stato creato il reparto di Urologia ed affidato al Prof. Marco Carini che ne ha curato lo sviluppo portandovi tutte le nuove metodiche diagnostiche e chirurgiche, specie in campo oncologico.
PISTOIA
Negli anni '50 il Prof. Bloch assunse la direzione di una Sezione Urologica aggregata alla Chirurgia Generale. Nel 1960 fu sostituito dal Prof. Arcangeli che realizzò il Reparto Autonomo di Urologia. Nel 1971 subentrò il Prof. Bigagli e la sua opera fu poi continuata fino al 1997 dal Prof. Massimo Muzzarelli-Verzoni. Dal 1985 fu operativa a Pescia una Sezione di Urologia, diretta dal Dott. Novello Pinzi, aggregata alla Chirurgia Generale; nel 1999 veniva creata la U.O. aziendale di Urologia della ASL 3 di Pistoia, affidata a Novello Pinzi, che si espleta su tre ospedali: Pistoia, Pescia e San Marcello.
VIAREGGIO
Un servizio di Urologia è stato attivato nel 1958 a Viareggio come sezione aggregata alla Chirurgia Generale ed affidata al Prof. Togni. Nel 1976 la Sezione divenne autonoma e fu diretta dal Dott. Fulvio Gridelli fino al 1998, quando fu sostituito dal Dott. Paolo Pierini.
Nella foto: Matonsheck, Breda, Pisani, Paoletti, Vicente, Rizzo, Rocca-Rossetti.
AREZZO
Nel 1967 è stata istituita la Divisione di Urologia di Arezzo, diretta dal Prof. Pier Paolo Paoletti, libero docente presso le Università di Genova e Siena e promotore dello sviluppo dell'endoscopia toscana ed italiana. E' stato autore di numerosi volumi, pubblicazioni, atlanti e film scientifici dedicati in particolare alla endocrinologia. Ha organizzato e diretto, fra i primi in Italia, corsi con "live surgery endoscopica". Dopo il suo pensionamento Michele De Angelis ha continuato, ad alti livelli, la tradizione endourologica dell'U.O. di Urologia.
MASSA
Nel 1968 è stata data origine alla Divisione di Urologia di Massa, affidata al Prof. Boeri, proveniente dalla scuola di Urologia di Genova, a cui è succeduto Giovanbattista Muraro. Tra il 1983 ed il 1998 la Divisione è stata diretta dal Dott. Ceccopieri e successivamente da Massimo Cecchi.
SIENA
Nel 1968, presso l'Ospedale Santa Maria della Scala di Siena, il Prof. Angelo Acconcia riceveva l'incarico di responsabile della Sezione di Urologia e successivamente il primariato. Nel 1989 gli succedeva Antonio Manganelli che si è dedicato alla chirurgia oncologica ed allo sviluppo della laparoscopia e della litotrissia. Dall' Anno Accademico 2002/2003 l'Università di Siena ha chiamato quale Professore Ordinario di Urologia il Prof. Roberto Ponchietti. Il Prof. Ponchietti proviene dall'Università di Firenze dove è stato allievo del Prof. Alfiero Costantini e del Prof. Michelangelo Rizzo.
PRATO
Nel 1972 è nata la Divisione di Urologia di Prato, diretta dal Prof. Bernardo Torchiana, al cui impegno si deve lo sviluppo della chirurgia endoscopica, l'attivazione di un centro di dialisi extracorporea e di un servizio di andrologia ospedaliera. Dal 1997 la Divisione di Urologia è diretta da Roberto Benelli che ha continuato la chirurgia urologica ed endoscopica ed è stato pioniere della Informatizzazione in Urologia con il suo volume "Il Personal Computer in Urologia" (1983), il primo CD-Rom internazionale "Carcinoma della vescica" (1996) in collaborazione con il Dott. Marco Gavazzi ed "Endourology on CD-ROM" (1997) in collaborazione con il Prof. Pier Paolo Paoletti. Ha inoltre creato un servizio di Day Surgery Urologica avanzata.
PISA e PONTEDERA
Nel 1975 è stata creata la Sezione Autonoma di Urologia di Pisa, sotto la guida del Prof. Muzio Fratta, che nel 1980 è divenuta U.O.. Dal 1997 dirige l'U.O. Francesco Francesca che ha dato un moderno impulso alla chirurgia urologica, alla chirurgia conservativa delle neoplasie renali ed all'endourologia. Nel 1997 il Dott. Sergio Baldassari ha costituito presso l'Ospedale di Pontedera una Sezione di Urologia che nel 1999 è diventata U.O. autonoma.
GROSSETO
Nel 1976 venne creata, nell'ambito della Chirurgia Generale, la Sezione di Urologia di Grosseto, ed affidata a Riccardo Paolini. Negli anni successivi l'incremento dell'attività fu tale che nel 1983 fu istituita la Divisione di Urologia, sempre affidata al Dott. Paolini.
EMPOLI
Nel 1997 è stata costituita la U.O. di Urologia, diretta dal Prof. Francesco Lunghi, presso l'Ospedale di Fucecchio. Le attività svolte comprendono endourologia, andrologia, urodinamica, litotripsia e Day Surgery.
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